Una mia carissima amica ha l’HIV da tanto tempo. Quando ho ricevuto la diagnosi e iniziato il mio percorso di cura, quindi, già conoscevo l’infezione, le dinamiche psicologiche e relazionali per averle vissute con lei in un periodo – quello degli anni 90 – in cui era difficile accettare e farsi accettare, anche perché le terapie erano molto meno efficaci e c’era meno conoscenza diffusa del virus. Oggi le cose sono molto diverse: quando è toccato a me, ho capito che non dovevo stravolgere la mia vita ma solo modificarla un po’ e aggiungere una terapia che serviva a curare una malattia cronica. Nonostante questo, soprattutto all’inizio, è stato molto importante incontrare delle persone che vivevano la mia stessa condizione e fare domande, condividere preoccupazioni, dare sfogo alle frustrazioni. È stato importante per me e penso che lo sia soprattutto per persone che magari non sono così consapevoli, autonome e indipendenti come sono io. Ho partecipato a un gruppo di auto aiuto, dove ho potuto confrontarmi veramente su tantissime cose, e ho avuto tante risposte che non ero riuscito ad avere prima.
Non ho mai sentito la difficoltà di interfacciarmi con le persone, raccontando la mia storia, la mia esperienza, portando la mia testimonianza rispetto all’infezione da HIV. Ma capisco che ci sono persone che vivono la loro situazione come una tragedia e che si domandano come mai sia capitato proprio a loro. Nel nostro gruppo di auto aiuto c’erano persone molto diverse, e alcune facevano parte di categorie che nell’immaginario comune non sono legate all’HIV. Per esempio donne eterosessuali, sposate, con figli. Secondo me nel mondo eterosessuale, più che nel mondo omosessuale, è difficile accettare la sieropositività. Prima di tutto con se stessi e secondariamente con gli altri; nella mia esperienza, per gli eterosessuali è più difficile raccontare del proprio stato apertamente. Quando incontro una persona che vive questo disagio cerco sempre di raccontare la mia esperienza e di far capire che se sei consapevole di te, se accetti la tua condizione, allora saprai circondarti anche di persone che comprendono e accettano. Iniziando dai gruppi di auto aiuto, dalle associazioni, dai check point.