C’è stato un tempo, anni, in cui ho fatto di tutto per farmi del male: vivevo per strada, facevo uso di droghe senza preoccuparmi di usare le siringhe di altri. Ero consapevole del rischio di infettarmi con il virus dell’HIV, ma in quel momento non era un mio problema, anzi faceva parte del mio piano per autodistruggermi. Poi ho incontrato gli operatori di Villa Maraini – che non smetterò mai di ringraziare – che mi hanno fatto fare il test e da lì ho iniziato il mio percorso di cura: prima a Tor Vergata poi allo Spallanzani, infine al Centro di accoglienza. Mesi in cui ho iniziato a disintossicarmi, a riacquistare lucidità e a fare i conti con l’infezione: accettare la mia condizione non è stato facile, soprattutto perché mi vergognavo del fatto di aver agito consapevolmente in modo da prendere l’infezione. Ho avuto a lungo una sorta di vergogna nel dirlo perché mi sentivo “sporco”. Anche in questo caso le persone di Villa Maraini mi sono state di aiuto: è importante avere persone con cui potersi confrontare che capiscono la tua condizione. Quando per la prima volta sul referto medico ho visto scritto “virus non rilevato” per me è stata un’emozione fortissima. In quel momento ho capito l’importanza della terapia e di esserle fedele tutti i giorni. Prendere ogni giorno le medicine per l’HIV mi fa stare bene, mi fa vivere bene anche dal punto di vista emotivo. Anche nella sfera dei rapporti sessuali la situazione è migliorata: ho sempre usato il preservativo, anche con la mia compagna con cui sto da 5 anni, ma da quando non posso più trasmettere l’infezione abbiamo fatto un percorso graduale e oggi non lo uso più. Io ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada gli operatori di Villa Maraini, grazie ai quali ho capito molte cose e potuto fare delle scelte importanti. Ma l’informazione ancora manca, a tutti i livelli, a partire dai medici. Se si sapesse di più che se la carica virale non è rilevabile non si può infettare nessuno, le persone non avrebbero paura di parlare della loro condizione e si abbatterebbero stigma e discriminazioni. Come quelle che ancora capita di dover sopportare anche negli ambienti sanitari dove spesso le persone con HIV vengono trattate in maniera differente per motivi di sicurezza che non hanno ragione di esistere.